LUOGHI DELLA MEMORIA


GUALTIERI

Notevole è l’imponente piazza Bentivoglio, porticata su tre lati, voluta da Cornelio Bentivoglio e realizzata nel XII secolo circa da G. B. Aleotti. Nella piazza si trova Palazzo Bentivoglio, residenza signorile fino al 1634; all’interno, la sala dei Giganti interamente affrescata con episodi della Gerusalemme Liberata, e dell’Investitura di Cornelio Bentivoglio; le sale di Giove e di Icaro, la Cappella e il Teatro risalente al XVIII secolo e ristrutturato nel 1905. Il palazzo è oggi sede del Museo Documentario Antonio Ligabue, illustre pittore di Naif. Interessanti da visitare sono anche: la Chiesa di S. Andrea su piazza Cavallotti, la chiesa seicentesca dell’Immacolata Concezione ed infine la suggestiva torre dell’Orologio.
A pochi chilometri da Gualtieri, presso la frazione di Santa Vittoria, si trova il settecentesco palazzo Greppi, un tempo ampia tenuta agricola oggi di proprietà comunale.


 

PALAZZO GREPPI
Nella frazione di Santa Vittoria si trova questo grande complesso edificato tra il 1770 e il 1775 (il giardino e le costruzioni annesse vennero ultimati nel 1783) dalla famiglia dei Conti Greppi di Milano.
Risulta evidente la posizione centrale che il Palazzo occupa rispetto all'abitato: la sua edificazione e la sua mole hanno condizionato la nascita e poi la conformazione dell'intera frazione di S.Vittoria, negandole la possibilità di una piazza ed affermando una situazione di "possesso" signorile.
Nel momento di maggior sviluppo dell'azienda il palazzo assunse la funzione di casa dei salariati e di luogo di ammasso e di lavorazione di determinati prodotti.
La costruzione della fabbrica, frutto di diversi e a volte disomogenei interventi attuati in un decennio, fu sempre improntata ad un principio strettamente economico (motto del Greppi fu: "bello che nulla costa"): progettista del disegno originario fu Marliani, dilettante di architettura ma esperto di risaie. 
La facciata situata di fronte alla Chiesa Parrocchiale si è resa ancor più severa dopo la demolizione (1832) dello scalone esterno e della terrazza pensile e la perdita del colore rosso e delle decorazioni. La distruzione del giardino all'italiana é invece avvenuta nel XX° secolo. Dal cortile interno si possono distinguere tre parti ben definite dell'edificio: il corpo centrale, con gli appartamenti nobili, sale di rappresentanza ed un magnifico ballatoio con un gioco di sporgenze costituite dalla balconata in ferro battuto e decorazioni dei primi dell'800, ripulite e restaurate. Nel salone si conserva un camino in marmo del Bolognini.
(articolo tratto da: Terre di fiume)

VILLA TORELLO MALASPINA GUARIENTI
Chi si interessa di arte moderna ricorda che qui è vissuto il pittore Antonio Ligabue e chi va compilando la mappa delle belle piazze italiane sa che qui ce n’è una che si fa ricordare. Gualtieri, provincia di Reggio Emilia. Da piazza Bentivoglio si imbocca via Vittorio Emanuele II passando sotto la Torre dell’orologio, alla seconda a sinistra si svolta in via Battisti e in fondo, dove finisce l’alberatura, lì c’è un’altra torre con un arco che è l’ingresso di Villa Torello Malaspina Guarienti.
Tanti cognomi perché tanti sono stati coloro che hanno lasciato il loro segno a partire dal 1500, curiosamente sempre per trasmissione ereditaria femminile. La proprietà però pare di molto antecedente, di epoca romana, essendo stati ritrovati in sito reperti di quella civiltà. E in tempo medioevale, come sembra confermare un documento del 1388, in questo luogo potrebbe esserci stato il castello del vescovo di Parma. Insomma, tante supposizioni, e una storia certa, documentata negli archivi storici, da un po’ meno di tre secoli. Bisogna cercare la cittadina di Gualtieri sulle foto satellitari di Google, seguire il percorso dalla piazza, armonioso quadrato rinascimentale di un ettaro esatto tra le case, seguire a sinistra e scendere un po’ in basso e quando, nell’ampio prato davanti ad un tetto a L, si individua nitida una vistosa stella di verzura inscritta in un cerchio, si ha la certezza che quello è il giardino.

Un gran bel giardino paesaggistico di un Ottocento compostamente neoclassico e non svenevolmente romantico, molto originale per le sue prospettive, le sue distanze, la sua cadenza, le sue statue, il suo giardino formale all’italiana si dice salvato dall’autore, l’architetto Pietro Marchelli, dall’allestimento precedente insieme alla scalinata doppia di raccordo tra le due facciate della casa, che ingloba una grotta e una ghiacciaia. Canonici invece, da manuale ottocentesco di architettura del paesaggio, il lago dalle rive sinuose con i Taxodium e una montagnola alberata, sulla quale si trovava un’altana che purtroppo non c’è più e che i proprietari vorrebbero ripristinare. E splendide le serre addossate al retro degli edifici d’uso agricolo, con aia e scuderie. Splendide persino per il loro spleen di locali semiabbandonati che mantengono memoria dell’intenso uso passato: da commozione il pavimento in mattoni ed i ripiani per i fiori, consumati dai proprietari e poi dal fioraio che a lungo affittò i locali. Quelle serre, una chiusa da vetrate e una aperta a mo’ di portico cadenzato da semicolonne, a me ricordano in tutto e per tutto le serre in fondo al giardino della Villa Nazionale Pisani di Strà, anche se tra i due allestimenti probabilmente c’è uno scarto di qualche decennio (quelle di Villa Torello Malaspina Guarienti sono posteriori al 1860).
Due parole sui proprietari Francesco e Myra Guarienti, che si segnalano per il rapporto intenso e cosciente con il luogo. Usano la villa come residenza estiva  e ne hanno cura con molta passione e partecipazione; Francesco Guarienti, che l’ha ereditata, racconta di aver perseguito in tutti i modi lo scopo di ripristinare il giardino formale davanti alla casa, con le sue statue nel cerchio di bosso,  danneggiato durante la guerra. La villa fu occupata da un commando tedesco, che si esercitava al tiro mirando gli alberi e le statue antiche: alcune hanno ancora le braccia impallinate e mutilate… Si è quasi giustificato di aver piantato nelle aiuole rettangolari che seguono la facciata per tutta la sua lunghezza, senza rispettare il senso filologico del luogo, onde di Aster azzurri, fogliosissimi, sani e di taglia compatta: un effetto di grande eleganza, e con una compostezza che non pensavo potessero avere i settembrini.
Myra Guarienti, bella signora attenta e sensibile, all’incontro mi ha dato l’impressione di nutrire un profondo amore per il giardino. Mentre mi guidava nella visita, raccontava i progetti per conservarlo nel suo assetto originale, i lavori gravosi eseguiti nel tempo per necessità conservative o per poterlo vivere ancora meglio e in sicurezza. Ha parlato delle conche di limoni e dei problemi che periodicamente presentano, dei crochi autunnali che si diffondono spontaneamente sulla montagnola, dei sentierini da ripristinare, del laghetto che si alza e si abbassa di livello in base alla quantità di acqua nella falda, delle lumache che infestano le siepi e di lei che ne organizza la caccia con i nipotini. E con orgoglio mi ha parlato di un figlio agronomo, che ha deciso di fermarsi a vivere lì, coltivando zucche per soddisfare le richieste dell’industria alimentare mantovana e cremonese e riattivando la corte agricola e i campi.
Ho visto Villa Torello Malaspina Guarienti verso sera e l’urgenza di godermi il giardino prima che diventasse buio è stata tale che ho dimenticato di tirar fuori la macchina fotografica anche solo per qualche clic promemoria. Ma, pur essendo passati alcuni mesi, mi ricordo in dettaglio tutto quanto, come mi succede solo quando la mente registra che ne vale la pena. Solo che adesso vorrei mostrare qui qualche scorcio e invece ho dovuto chiedere in prestito uno scatto alla rete. Dovrò aspettare sino a tarda primavera, quando i Guarienti torneranno a Gualtieri, passeranno davanti alla bella piazza quadrata e al viale alberato prima di imboccare l’arco che immette in quel loro giardino. Intanto, lascio qui come appunto le serre di Villa Pisani di Strà, con la promessa di chiedere ospitalità ai Guarienti (è un giardino privato, aperto solo alla visita guidata dei gruppi che ne fanno richiesta) per un servizio fotografico come l’intendo io.
(Articolo di Mimma Pallavicini)


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