Ci si riuniva tutti a Natale e c'era quell'atmosfera di caldo affetto e di gioiose attenzioni che scaldava il cuore e mi faceva sentire al sicuro, amata.Il fuoco del camino brillava nei miei occhi di bambina, dove immaginavo l'arrivo di Santa Lucia, il risveglio del mattino, pieno di aspettativa e di meraviglia.
Era un caldo abbraccio che mi teneva al riparo, mi faceva sentire bene: avrei potuto affrontare qualsiasi cosa.
Credevo che non mi sarei mai persa, che non avrei mai smarrito la strada di casa, che il mondo fosse fatto di persone come quelle che fino
ad allora avevo conosciuto.
Avevo grandi sogni che mi riempivano di entusiasmo
e arricchivano i miei giorni.
Credevo che qualcuno udisse la mia voce, facendone tesoro.
Era quel clima sano e compatto delle famiglie di una volta, specie di quelle che vivevano vicino alla campagna, in cui la terra dava il collante ai sentimenti, unendoli fra loro in un vincolo forte e sincero, che ora, specie nelle città, è difficile trovare.
RispondiEliminaE' difficile, perchè va costruito e non sempre tutto fila liscio come si vorrebbe...è un'arte contadina.
RispondiEliminaQuindi confermi che questa "aria contadina" è un'aria sana, in contrapposizione con l'aria decisamente "inquinata" delle città. :)
EliminaOgni luogo, città o campagna che sia, ha in sè il buono e il cattivo, il sano e l'inquinato. E' il legame affettivo che ci lega ad esso che ce lo fa guardare come il posto in cui vorremmo stare. Credo che la contrapposizione nasca prima dentro di noi; nessun luogo è un buon luogo, quando non stiamo bene nei nostri panni - e questo accade credo un po' a tutti - . Penso che i luoghi in generale siano più o meno vivibili, perchè sono rappresentativi del nostro rapportarci col mondo. Se solo si riuscisse a prendere atto che gli opposti coabitano in noi, liberando l'energia che ne deriva in creatività e visione nuova del mondo, forse saremmo meno inquinati noi...si potrebbe almeno tentare.
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