I LUOGHI

Casalmaggiore

CASALMAGGIORE E DINTORNI



"Casalmaggiore da principio si chiamava Castramajora et ebbe principio l’anno 69 dopo la venuta di Cristo, nel cui tempo guerreggiavano del Imperio Romano Ottone e Vittelio, che edificò Vitelliana, ora chiamata Viadana; dal cui esercito fu superato quello d’Ottone, come dicono alcuni a Bibriac, et altri, come il Platina nella vita di papa Conone, a Vicoberrignano, alquanto distante da Bibriaco: il quale è borgo di Casalmaggiore…"

Così le "Memorie istoriche" di Ettore Lodi (nella trascrizione di Enrico Cirani) ragionando sulle origini di questa città incastonata fra le province di Cremona (di cui rappresenta l’estremo lembo meridionale), Parma e Mantova. D’altra parte la genesi di Casalmaggiore non viene definita dagli storici con univoca nitidezza. La stazione rinvenuta nel 1970 al Santuario della Madonna della Fontana, unitamente ai reperti emersi nella frazione di Fossacaprara, conferma comunque la presenza di insediamenti databili all’età del Bronzo. Ma è del 585 il documento più antico in cui Casalmaggiore viene esplicitamente citata: si tratta di un’iscrizione rinvenuta sotto l’immagine della Beata Vergine nella chiesa di San Giovanni Battista (un tempo collocata nell’area dell’odierna Isolabella).
Altre testimonianze confermano indirettamente un’origine più remota per quello che anche oggi è il centro di maggior rilievo del territorio denominato "Casalasco". Attorno al 1000 Casalmaggiore era un castello fortificato sotto il dominio estense e la solitaria rocca di via Vaghi continua ad alimentare il ricordo di quel periodo. Nel 1137, quando la città era inserita nel contado di Cremona pur conservando un’invidiabile autonomia, l’imperatore Lotario sostò nel suo Castelvecchio. Successivamente giunse alla sovranità dei Gonzaga per poi passare, agli inizi del XV secolo, a quella veneziana. Nel ‘400 si sviluppò intensamente l’arte tipografica, testimoniata, nel 1486, dalla prestigiosa pubblicazione del libro ebraico del"Machazar" (un secolo dopo, nel 1581, sarebbe stata stampata una delle prime edizioni della "Gerusalemme Liberata").
Durante la dominazione della Repubblica di Venezia, Casalmaggiore ribadì la propria vocazione commerciale, alimentata da una posizione geografica strategicamente rilevante. Ma proprio l’ubicazione di questo territorio catalizzò, nel corso dei secoli, gli sguardi interessati dei potenti che lo contesero con particolare tenacia. Ecco allora che nel ‘500 Casalmaggiore fu annessa più volte al Ducato di Milano prima di essere conquistata dai marchesi di Mantova nel 1509.
Seguirono le infeudazioni francese, gonzaghesca, sforzesca e spagnola. Risale al 1576-77 l’atto di generosità dei Casalaschi che si prodigarono a favore del popolo milanese oppresso da una grave pestilenza (l’aiuto fu ricambiato da Milano in occasione della peste del 1629). Qualche anno prima l’incontro della popolazione locale con San Carlo Borromeo. Nel XVII secolo una nuova altalena di sovrani, fra cui lo stato di Milano che catalogò Casalmaggiore fra le "terre sparate". Dal 1649 al 1717 l’infeudazione dei Salvaterra, la più longeva per il territorio casalasco che nel XVIII ritrovò comunque una certa autonomia (preannunciata nell’ultimo decennio del ‘600 dalla proposta di creare una vera signoria di Casalmaggiore). Nel 1754 Maria Teresa d’Austria concesse il titolo di città e nel 1769 papa Clemente XIV lanciò la promessa d’istituirvi un vescovado. Dal 1787 al 1791 prese forma addirittura la provincia di Casalmaggiore che inglobò il cosiddetto comprensorio Oglio-Po. Passando attraverso la dominazione napoleonica e la restaurazione asburgica, si approdò all’unità d’Italia ed alla visita di Giuseppe Garibaldi che nel 1862 gridò da palazzo Mina il suo "Roma o Morte". Assoggettata alla storia nazionale, Casalmaggiore s’inserì senza tentennamenti nelle vicende del XX secolo fra guerre, dittature e riprese economiche.
Al suo fianco il fiume Po, fedele compagno di viaggio, ma anche potenziale avversario (basta citare l’alluvione del ’51 e quella, altrettanto insidiosa, del ’94).

Negli anni ‘70-’90 il capoluogo casalasco cominciò a darsi una veste anche industriale per vivere le sfide del 2000 in un equilibrato compendio di consapevolezza della propria storia e sbocchi occupazionali



VISTA DA CASA

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