Il colore, dato che
lo si vede, va reinterpretato
Il colore per me
rappresenta la vita, il pensiero, il cuore, la gioia. Non è un fatto
arbitrario, il bianco e nero è arbitrario come fatto creativo. Noi siamo
abituati a vedere a colori. Il bianco nero parte già avvantaggiato, interpreta.La fotografia: «rendere visibile l’invisibile», «trovi solo quello che conosci e capisci solo quello che sai».
Usi l’esterno, usi il
mondo, per significare quello che sei, che rappresenti. Infatti, quello che si fotografa non è
quello che vediamo, ma quello che siamo. Al mondo si scopre solo quello che ci
portiamo dentro.
Interpretare,
esprimere perché la creatività non illustra, non imita, va alla ricerca della
propria verità ideale, ognuno ha la sua. Significare la forma, non informare.
La forma è la chiave dell’esistenza, perché è attraverso la forma che si
significa la vita. Fotografare quello che non si vede per dare significato a
quel che si vede.
Conosci l’essenza
delle cose, non puoi mica pensare che un albero sia solo un albero, una nuvola
solo una nuvola, una montagna solo una montagna.
Così il paesaggio
diventa un archetipo di ciò che significa
Il paesaggio è
l’autoritratto che si fa attraverso di me. Per parlare dell’albero bisogna
diventare l’albero.
Sei tu che
significhi.
La macchina
fotografica è lo strumento.
Ciò che vediamo non è
ciò che è. Puoi vedere e capire solo
quello che conosci. L’ispirazione è un fatto istantaneo, che ti dà il pensiero
La conoscenza è come
l’orizzonte, continui a camminare ma non ci arrivi mai. La meta è dietro, non
davanti. Prima di diventare, devi essere.
Cioè il meno che
significa il più, come diceva Sant’Agostino. In sostanza, togliere per
aggiungere. In quel meno alla fine c’è il più.
Il teleobiettivo crea una situazione
che l’occhio non è abituato a vedere, un invisibile che diventa visibile.
Il teleobiettivo, per
esempio, rende bidimensionale l’immagine. L’occhio lo vede, ma non lo significa. Quando punti il teleobiettivo,
dato che ha queste focali a lunga distanza, la prospettiva non esiste più.
Un'idea di bianco
e nero fotografando le ombre perché l’ombra è nera, il contrasto della luce. E
nello stesso tempo fotografavo anche a colori le stesse cose, per cui il
rifiuto è diventato un grosso lavoro sulle ombre a colori. Proiettano presenze
e assenze, c’è e non c’è.
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